Un libro fatto a mano … ma con tanta
testa
Ma chi glielo fa fare di scrivere un libro, di scrivere libri, a mano a
questo nostro Maestro Alessandro Andreoli? Sinceramente lo ha oramai
detto e ripetuto nei quattro precedenti libri dati alle stampe e a
pensarci bene quasi è un peccato che questo grande mezzo di
comunicazione, sapere e cultura (la stampa appunto) ci consegni copie
dei suoi libri che per la particolarità unica sarebbe bello, ognuno di
noi, avere in originale. Ma nella logica impossibilità di avere il
“manoscritto”, godiamoci e teniamoci strette queste altrettanto
straordinarie pagine di cultura locale, popolare, contadina raccolta nei
luoghi di appartenenza. Grazie Maestro, grazie Alessandro per il
certosino lavoro di recupero di tutti questi materiali nel tentativo
almeno di toglierli dall’oblio e farceli rivivere per suscitare in noi
emozioni e raccoglierne insegnamenti senza tempo. Nell’era di internet,
del digitale e del virtuale questi fogli scritti a mano, la formulazione
e impostazione delle pagine, quell’incorniciare e sottolineare, quel
tradurre appassionato dall’italiano al dialetto per i modi di dire ed i
proverbi, ci danno l’idea di come il credo e la preparazione di un uomo
possano fare miracoli nel riportarci a galla un mondo che sembra
irrimediabilmente perduto. E, badate bene, questo mondo non è solo di
Andreoli bensì di tutti noi che, forse, lo abbiamo anche vissuto, in
parte sfiorato, sicuramente sentito dire e che, appena ci fermiamo un
attimo a pensare, suscita in noi tanta nostalgia e consapevolezza per la
ricchezza di valori che ha saputo trasmetterci. Non da meno questi
sentimenti li proviamo per il dialetto, la nostra lingua madre, che
sentiamo vivere e palpitare nelle sue espressioni più sincere ed
efficaci attraverso rime, aforismi, proverbi e detti che ancora ci
sfiorano per strada, in famiglia, e nelle nostre piazze, e che con un
po’ di impegno e intelligenza potremmo mantenere come patrimonio
invidiabilmente nostro e per questo degno di essere tramandato.
Ecco, il lavoro del maestro Andreoli, lo vedo soprattutto come grande
rispetto per la storia, se volete anche minore, che ci ha preceduto,
intrisa di rinunce, sacrifici e, perché no, speranze: uomini, personaggi
e luoghi di cui abbiamo testimonianza diretta un modo di vivere che
della semplicità e onestà ha fatto la propria bandiera.
E poi quel suo invito pressante, quell’esortazione che spesso troviamo
nelle sue pagine e che ci dice con il cuore in mano “Leggete”, ci rivela
la statura dell’uomo, e il suo credo che l’emancipazione e il valore di
una vita passa anche, ma soprattutto, attraverso la cultura del sapere
(ben inteso con chiaro riferimento alle cose di casa nostra che cinque
libri sono lì a documentare).
Aspettando altre sorprese dal nostro inesauribile autore, non possiamo
-ora- fare altro che augurargli ancora lunga vita e l’auspicio di
raccogliere tante soddisfazioni per il lavoro fatto, sia in ambito
mantovano ma non solo, senza parlare della dovuta stima, ammirazione e
riconoscenza che sicuramente gli verrà tributata dagli amati
concittadini di Schivenoglia.
Wainer Mazza
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