Presentazione
“Ravvivare il nostro dialetto e la nostra affascinante memoria storica”

Ecco il nostro maestro-contadino che si presenta con questo quinto libro. Sfogliando pagina per pagina, ci si accorge che si compie un tuffo nel passato, un passato che sembra remoto ma remoto non è. E’ la vera memoria storica e l’Autore qui ce la ripropone alla sua maniera solita, che è quella più immediata, quella delle nostre radici autentiche.

Già nella sua attività educativa il maestro Andreoli era noto per accostare quanto più possibile i suoi alunni alla natura. Il sottoscritto ha ancora negli occhi l’aula laterale (ora occupata da una serie di computer) della scuola elementare di Schivenoglia strapiena di vasi, contenitori, cassette varie per insegnare dal vivo zoologia e botanica, quella “natura” che trapela d’altra parte dai suoi libri; anzi, in più punti chi legge s’imbatte in brani di pura poesia, perché questo maestro non si trattiene quando evoca quadretti di vita vissuta a contatto diretto col nostro straordinario ambiente. Leggendo, si è immersi in quel mondo che, è vero, non c’è più, ma che non è morto del tutto: noi qui siamo ancora fortunati, perché la campagna che ci circonda può ancora evocare quel mondo di un passato non molto lontano, anche se pare di secoli. In tutti i modi l’Andreoli bene ha fatto a raccogliere giorno dopo giorno questo prezioso materiale che ora ci offre ancora una volta in questa maniera così singolare e caratteristica.

Quello che mi colpisce è la ricchezza di questo libro. C’è di tutto. Qui l’Autore ha raschiato il barile. E la lettura, a mio parere, affascina per questo. Segui i lavori campestri mese dopo mese … ed ecco affiorare aneddoti, proverbi, detti; poi i ricordi degli anni ’30, ’40, ’50 con i viaggi nel tempo; infine la saggezza popolare di cui il libro è intriso. Valga una citazione per tutte:

“Questa l’è bela e a ninsun la fa dann o malann:
I oc-c, la boca e li man i gh’à sempar vint’an!”

E’ proprio vero: la memoria è una cosa importante e quando non c’è ci si accorge che si è nei guai.

Dino Raccanelli