Il trattamento medico della ragade anale


autore: dott. Adriano Savioli (servizio di endoscopia digestiva – Ospedale Carlo Poma di Mantova)

Si definisce ragade anale una ulcerazione dermoepidermica in forma di fessura, situata nel fondo di una piega radiata dell’ano.
La commessura posteriore dell’ano è la sede più colpita da questo tipo di patologia, la cui eziopatogenesi non è ancora del tutto chiara. Infatti, sono tuttora in discussione le influenze della stasi venosa e della stipsi. La notevole predisposizione del sesso femminile ha fatto supporre influenze di natura ormonale, legate a stati iperestrinici.

La sintomatologia della ragade anale è contrassegnata da 2 segni fondamentali : il dolore e la contrattura dello sfintere. L’incidenza di tale patologia nella popolazione è sicuramente sottostimata in quanto molte persone affette da ragade anale non si sottopongono molto volontieri ad una visita coloproctologica.
Di conseguenza il paziente arriva spesso alla visione dello specialista con una sintomatologia già conclamata e quando la ragade si è già cronicizzata.

Nonostante ciò, alla prima diagnosi di ragade (mediante “anoscopia”) si preferisce proporre al paziente una terapia conservativa mediante l’applicazione del seguente protocollo:

  • Dieta ricca di scorie e idropinica (assunzione di 1,5-2 litri di liquidi al giorno, fatta eccezione per i pazienti anziani e/o cardiopatici) con lo scopo di favorire una evacuazione regolare con feci morbide. Infatti l’evacuazione di feci dure provoca sicuramente un traumatismo maggiore a livello anale facilitando la riapertura e/o il ritardo della guarigione della ragade.
  • Semicupi con soluzioni liquide a base di malva, ippocastano e altri antinfiammatori naturali, da eseguire almeno 2 volte al giorno con acqua a temperatura ambiente.
  • Applicazione di pasta all’ossido di zinco (alla concentrazione del 10%) a livello anale dopo il semicupo.
  •  Ciclo di dilatazioni anali con dilatatore anale criotermico (in 3 diverse misure) da attuare 2 volte al giorno (5 minuti al giorno) per 1 mese. Tale applicazione permette di ridurre l’ipertono dello sfintere anale interno favorendo la guarigione della ragade stessa.
  • Anoscopia e visita proctologica di controllo dopo 1 mese.

Naturalmente resta fondamentale la disponibilità del paziente a seguire con estremo scrupolo il protocollo, per cercare di ottenere la guarigione.

Nel caso in cui non si ottenga la risoluzione del quadro clinico viene consigliato l’intervento chirurgico di sfinterotomia laterale interna (sezione chirurgica dello sfintere anale interno) preceduto dalla esecuzione di un manometria ano-rettale per valutare il tono dello sfintere anale interno. L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia generale oppure in anestesia loco-regionale. Il ricovero ospedaliero ha una durata che varia dalle 24 alle 72 ore. Come è stato accennato sopra è comunque preferibile tentare in prima battuta una terapia medica conservativa per i seguenti motivi:

  • Il paziente preferisce procrastinare l’intervento chirurgico.
  • La terapia medica porta a guarigione nel 60% dei casi.
  • Il trattamento medico nonostante il costo dei dilatatori (circa £ 50.000) rappresenta comunque una spesa sanitaria inferiore all’intervento chirurgico.

Quest’ultimo peraltro resta fondamentale ed inevitabile nei casi non “sensibili” alla terapia medica e nelle recidive.